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Periferie, cultura e valori

Postato in Sedi del CISS

Roma 30.11.15

Gaspare Sturzo Presidente Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo - CISS

I francesi si interrogano sulle ragioni che possano aver condotto alcuni loro concittadini a compiere le stragi di Parigi. Molti hanno indicato la colpa nell’abbandono delle periferie e nella costruzioni di ghetti ove sono state allocate le fasce non integrabili. Il tema è stato ripreso anche dal Presidente Renzi quando, oltre al tema del rafforzamento della sicurezza interna ed esterna, ha espresso la necessità di investimenti in cultura per colmare le diseguaglianze nelle periferie. Contestualmente, un dirigente scolastico di una periferia milanese ha deciso di eliminare i canti di natale, altri il crocifisso dalle aule, si dice per evitare tensioni e non infastidire le famiglie degli studenti appartenenti ad altre religioni.

È stato spiegato che si sarebbe celebrata la festa dell’inverno al posto della nascita di Gesù, una diversa ricorrenza a noi culturalmente estranea da aggiungere a quella di Halloween. Qualcuno ha sostenuto del turbamento che può portare l’uomo crocifisso. Ovviamente, tale impostazione mostra la debolezza di una classe dirigente non in grado di saper declinare la cultura italiana, probabilmente perché negli anni della formazione personale è stata educata a negare le radici della stessa. Intendo dire che si assiste a discorsi confusi di persone chiamate a fare scelte pubbliche che mostrano di non sapere alcunché dell’incontro tra Carta Costituzionale e radici cristiane della stessa. Declinano la loro pretesa modernità dietro a deboli concetti relativisti ammantati di equivoco solidarismo. Non comprendono però che ciò travolge il delicato assetto costituzionale italiano e quindi la base strutturale su cui è regolato il nostro patto di civile convivenza. Infatti, negando il rapporto tra culturale nazionale e radice cristiana, cade la funzione solidale quale primo pilastro della carta costituzionale. O meglio, ci priviamo di indici sicuri per la tutela della persona umana e il riconoscimento dei diritti dell’uomo, che sono stati la base dell’incontro tra cattolici e laici nella Carta per la promozione della dignità e del valore della persona. A coloro che vogliono fare esperimenti sociali, ma privi di capacità di analisi a lungo raggio, può andar bene così, giocando a inventare soggetti, diritti e comunioni, che non esistono secondo il diritto naturale o positivo. Tuttavia, dobbiamo evidenziare come tali orientamenti incrinano la capacità di comunione solidale del Paese e di proposta verso i nuovi cittadini, o gli ospiti presso di noi rifugiati, portatori di identità, culture e valori diversi dai nostri. Il secondo pilastro costituzionale che i relativisti sociali stanno minando è quello della promozione culturale e umana. In questi anni abbiamo assistito a numerosi eventi in cui Cristo, la Madonna, la famiglia tradizionale, il matrimonio, sono stati derisi, offesi e oltraggiati, molto di più che le vignette satiriche parigine. Intendiamo sottolineare che istruzione, arte, scienza, ricerca scientifica e tecnologica, cultura, patrimonio storico, artistico e paesaggio, sono stati arruolati affinché il tema cristiano e la sua proiezione sociale del bene comune, fossero espunti dal progresso culturale. Si è passati dalle mostre offensive contro i simboli della cristianità alla rimozione di padre e madre dai documenti pubblici. Dalla costruzione del super uomo in provetta alla distruzione dell’ambiente, il più delle volte per ricavi finanziar capitalistici. L’alleanza strategica tra relativismo culturale e forze finanziar capitalistiche, nata per l’aggressione ai valori sottesi ai principi costituzionali, in fondo è ben utile anche destabilizzare il modello della promozione economica quale terzo pilastro costituzionale. Il tentativo di attuare una innovazione economica, per leva finanziaria, mediante l’obbligatoria applicazione di circolari dei vertici burocratici di istituzioni europee, sta travolgendo i diritti basilari al lavoro, alla proprietà, alla terra, al risparmio, alla piccola e media impresa, all’ambiente. Disoccupazione derivata da scelte di politica economica errate, aggressione della prima casa, utilizzo di imposte patrimoniali ordinarie, azzeramento della tutela del risparmio delle famiglie, desertificazione del settore delle piccole e medie imprese, aggressione delle forme economiche in cooperazione, mancata tutela dei prodotti agroalimentari italiani e azzeramento degli investimenti per la manutenzione del territorio, hanno portato l’Italia dentro una crisi economica di difficile soluzione strutturale. Qualcuno ha voluto evidenziare la soluzione della crisi nazionale sul piano del taglio dei costi del quarto pilastro, quello della sussidiarietà verticale e orizzontale. Ci hanno detto che lo schema democratico del 1948 e le sue attuazioni organiche, sarebbero inattuali, troppo burocratiche, luoghi di compromessi clientelari e corruttivi. Si afferma che per stare ai passi con la nuova modernità occorre smontare tali assetti per altri più efficienti, efficaci e trasparenti. L’assunto teorico è condivisibile, ma l’attuazione pratica sul piano della sussidiarietà verticale attraverso la cessione di autorità pubblica a organismi sovranazionali e ad authority nazionali, non eletti dal popolo e che non rispondo allo stesso, non appare in linea con i principi e i valori costituzionali. Quanto alla sussidiarietà orizzontale, la politica dei tagli sta colpendo la famiglia tradizionale soggetto mutualistico e solidale per eccellenza, indebolendo ogni forma cooperativistica piegandola a un uso per finalità estranee alla natura storica dello strumento, umiliando il ruolo pubblico della Chiesa nel condividere il concetto di bene comune e relegandola a strumento delle politiche di ospitalità per i rifugiati. Ho lasciato da ultimo, e come quinto, il pilastro costituzionale dell’eguaglianza. In vero, sarebbe il primo scopo della Carta Costituzionale, ma senza gli altri pilastri, a mio avviso, sarebbe inattuabile. L’eguaglianza tra le persone, che dovrebbe servire ad agganciare la cosciente volontà dei nuovi italiani e degli stranieri qui ospitati e rifugiati, è lo scopo cui sembra voler tendere l’affermazione di chi oggi, correttamente, vuole investire più in cultura che in armi. Ma se attraverso la ricerca della pari dignità sociale, vogliamo ledere le ferite inferte alle periferie strutturali e umane delle nostre città, è evidente come ciò possa essere realizzato solo mediante la realizzazione del patto sociale che ci lega tutti, o meglio l’attuazione dei principi della Carta Costituzionale del 1948, secondo i valori umani, sociali, culturali, economici e religiosi che hanno caratterizzato la civiltà italiana. Rilanciare l’umanesimo cristiano, che è stato la base dell’incontro delle volontà dei padri costituenti, è il modo più forte per ideare un progetto culturale che consenta di integrare i nuovi venuti. Piegarsi verso un relativismo sociale non servirà a inserire i nuovi italiani nelle nostre comunità. Al più sperimenteremo la costruzione sociale di edifici futuristici progettati da architetti visionari. Meraviglie sulla carta, orrori di fatto sulla pelle dei cittadini. Una scelta, in fondo, già fatta in Italia negli anni settanta quando con denaro pubblico furono realizzati gli orribili alveari delle periferie di Roma, Milano, Napoli, Palermo e Catania. Strutture prive di servizi dove è stata ghettizzata la povertà e il disagio sociale, senza possibilità di riscatto. In Italia il motto francese Libertè, Egalitè e Fraternitè potrà essere solo uno strumento di propaganda o un obiettivo da raggiungere forti dei nostri principi costituzionali imperniati sui valori di condivisione cristiana

 

uguaglianza davanti alla legge, dovere di osservare la Costituzione e le leggi pari sovranità,

 

cioè nell’ambito anche delle funzioni pubbliche (Gov. Parlam. Reg. Prov. Com) come forma del patto tra volontà popolare democraticamente espressa e rappresentanza di questa volontà & corresponsabilità nelle scelte anche attraverso lo strumento del referendum. Quinto Pilastro: la sussidiarietà: (a.118 u.c. Cost): Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà. 

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